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La scrittura cuneiforme è un sistema di scrittura in cui i segni venivano incisi su tavolette di argilla morbida utilizzando uno stilo di canna. Questo sistema di scrittura fu utilizzato per oltre tre millenni in gran parte del mondo antico, fino a circa il 75 d.C. I segni più antichi erano realizzati tracciando linee continue sull’argilla, ma poiché disegnare richiedeva tempo, in seguito i segni furono creati con singoli colpi a forma di cuneo, impressi nell’argilla. Questi segni a forma di cuneo divennero così caratteristici della scrittura che, anche quando le iscrizioni venivano successivamente incise su pietra o metallo, i cunei venivano mantenuti per convenzione.

Origini e diffusione

I primi testi in scrittura cuneiforme furono scoperti nella città di Uruk, nella Mesopotamia meridionale, e risalgono a poco prima del 3000 a.C. La studiosa Denise Schmandt-Besserat propose che piccoli gettoni di argilla trovati in tutto il Vicino Oriente siano stati i precursori della scrittura cuneiforme. A partire dall’ottavo millennio a.C., questi gettoni venivano utilizzati per rappresentare quantità di beni, principalmente prodotti agricoli. Per evitare frodi, i gettoni venivano sigillati in involucri di argilla cavi. Poiché i gettoni erano nascosti all’interno, si cominciò a imprimerli sugli involucri per identificarne il contenuto, e si comprese presto che le impronte potevano sostituire i gettoni stessi, facilitando il processo di registrazione.

Evoluzione della scrittura

All’inizio, i segni cuneiformi erano pittogrammi, ovvero tentativi di rappresentare graficamente l’aspetto degli oggetti che rappresentavano. Ad esempio, il segno per indicare un toro somigliava alla testa di un toro. In certi casi, questi pittogrammi venivano usati in modo simbolico per esprimere idee associate: il segno che raffigurava una stella, ad esempio, veniva utilizzato anche per indicare il cielo o una divinità, poiché si pensava che il regno celeste fosse la dimora degli dèi.

Nei primi stadi di sviluppo della scrittura cuneiforme, i numeri non erano ancora rappresentati in modo astratto (come ad esempio “cinque”), ma erano strettamente legati agli oggetti contati (come “cinque razioni di grano”). Questo metodo derivava dal sistema dei gettoni, in cui ogni gettone rappresentava contemporaneamente la quantità e l’identità dell’oggetto. Successivamente, i numeri divennero più astratti e indipendenti dal contesto.

Tecniche e significati

Un segno cuneiforme di base poteva essere modificato attraverso una procedura chiamata gunificazione, che consisteva nel tracciare linee incrociate su una parte del segno per modificarne il significato. Ad esempio, incidendo il segno per la testa in un punto specifico, si otteneva un nuovo segno per indicare la bocca. Inoltre, nuovi segni potevano essere creati combinando segni esistenti: accostando il segno per donna e il segno per terra straniera, si creava il segno per schiava.

La scrittura logografica, cioè l’uso di segni che rappresentano parole intere, poteva nascondere la lingua in cui un testo era scritto. Un esempio di ciò è il segno per re, che in sumerico poteva essere letto come lugal e in accadico come sharrum. Infatti, l’uso della scrittura cuneiforme inizialmente non rappresentava il linguaggio parlato ma serviva solo come promemoria visivo. Alcuni dei testi arcaici sembrano essere stati scritti senza alcun tentativo di riflettere la sequenza lineare della lingua parlata. Tuttavia, la lingua dei testi di Uruk è stata identificata come sumerico grazie alla scrittura rebus, in cui un segno viene utilizzato per rappresentare diverse parole o forme grammaticali con la stessa pronuncia. Ad esempio, il segno per freccia (pronunciato “ti”) veniva anche usato per indicare la parola vita, poiché in sumerico “vita” si pronunciava anch’essa “ti”.

Ambiguità e determinativi

Un singolo segno cuneiforme poteva avere più significati, un fenomeno noto come polifonia. Ad esempio, il segno che rappresenta un piede umano poteva essere letto in sumerico come gin (camminare), gub (stare in piedi) o tum (portare). Per evitare ambiguità, spesso veniva usato un determinativo, un segno che indicava la categoria semantica della parola. Così, il segno per giorno o sole poteva anche indicare dio del sole, ma con l’aggiunta di un determinativo, il significato diventava chiaro.

La scrittura logografica era adatta alla lingua sumerica, che modificava i verbi aggiungendo suffissi, ma era meno efficiente per l’accadico, una lingua semitica che richiedeva una maggiore flessibilità. Di conseguenza, l’accadico adattò il principio rebus per rappresentare le sillabe invece delle parole intere. Ad esempio, il verbo accadico “iddin” (che significa “diede”) poteva essere scritto con una sequenza di segni sillabici: id + di + in. Questo permetteva di rappresentare accuratamente i suoni vocalici della lingua accadica.

Diffusione e adattamenti

Nel III millennio a.C., la scrittura cuneiforme si diffuse in altre aree e lingue, tra cui l’eblaita in Siria settentrionale e l’elamita in Iran occidentale. L’accadico divenne la lingua franca, e il cuneiforme si estese fino in Egitto, Ittiti, Hurriani e Urartei adottarono tutti la scrittura cuneiforme. Nella sua fase iniziale, i pittogrammi erano orientati naturalmente rispetto agli oggetti rappresentati, con i segni disposti in colonne dall’alto verso il basso e le colonne lette da destra a sinistra. In un secondo momento, però, i segni cuneiformi subirono una rotazione di 90 gradi in senso antiorario, e la scrittura cominciò a essere letta da sinistra a destra, con le righe disposte dall’alto verso il basso.

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