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La poesia coregica rappresenta una delle forme più antiche e significative della letteratura greca antica. Incentrata sulle celebrazioni pubbliche, particolarmente in occasione di eventi sportivi e religiosi, questa poesia era sponsorizzata dai coreghi, cittadini ricchi che finanziavano i cori per onorare gli dei o per esaltare vittorie atletiche. Tra i poeti coregici più celebri si annovera Pindaro (522–443 a.C.), un maestro che trasse ispirazione dalla storia e dai miti dell’antica Grecia, come i Dori, i Micenei e gli Achei. Pindaro apparteneva a una generazione di Greci che avevano assistito alle grandi vittorie contro le invasioni persiane di Dario I e Serse I, in battaglie come Maratona (490 a.C.) e Salamina (480 a.C.).

Dopo tali trionfi, poeti come Pindaro trovarono orgoglio nel celebrare l’età micenea e i miti omerici che esaltavano figure come Agamennone, Ulisse e la caduta di Troia. Nonostante Pindaro abbia prodotto circa 15 libri di poesie, solo le Epinikia (Odi della Vittoria) sono giunte fino a noi. Questi testi celebravano le competizioni atletiche che avevano un ruolo centrale nella cultura greca, come gli eventi dei Giochi Olimpici. Il termine stesso “maratona” proviene dal celebre corridore che, dopo aver portato la notizia della vittoria di Maratona ad Atene, crollò morto per la fatica.

Rivali e Mecenati nella Poesia Coregica

Sotto il sistema coregico, Pindaro aveva diversi rivali poetici, tra i quali spiccavano Simonide e Bacchilide. La competizione non era solo per la gloria letteraria, ma anche per il favore dei ricchi mecenati, come Gerone I (478–467 a.C.) e Terone, sovrani che amavano premiare generosamente i poeti che celebravano le loro imprese atletiche. Simonide di Ceo (c. 556–469 a.C.), ad esempio, trovò un mecenate in Ipparco di Atene. Dopo l’assassinio di Ipparco nel 514 a.C., Simonide si rifugiò in Tessaglia, dove fu accolto da famiglie aristocratiche come gli Scopadi e gli Aleuadi. Successivamente, dopo la battaglia di Maratona, Simonide tornò brevemente ad Atene prima di trasferirsi in Sicilia, invitato da Gerone, dove visse fino alla sua morte.

Simonide e Bacchilide

Simonide è ricordato principalmente per la sua poesia, che include inni agli dei come Apollo, il dio del sole. Era un intimo di Temistocle, l’architetto della vittoria navale a Salamina, considerato il padre della potenza navale greca. La sua filosofia, riflessa nelle sue poesie, era pragmatica e terrena, caratteristiche che ci si potrebbe aspettare da qualcuno che aveva assistito al meglio e al peggio dell’umanità in tempo di guerra. Uno dei lavori più noti di Simonide è “Il Lamento di Danae”, dove racconta di come Danae e suo figlio neonato, Perseo, furono imprigionati in una cassa e abbandonati in mare per ordine del padre di Danae, Acrisio. La cassa si arenò sull’isola di Serifo, dove Danae e Perseo furono salvati da Dictys, un pescatore.

Bacchilide, nipote di Simonide (sua madre era sorella del poeta), è una figura di cui sappiamo poco, se non che la sua produzione poetica copre il periodo tra il 481 e il 452 a.C. Come Pindaro e Simonide, Bacchilide frequentò la corte di Gerone a Siracusa, dove si accese una forte rivalità tra i tre poeti. Dei lavori di Bacchilide sono sopravvissuti sei ditirambi (poesie su temi mitologici) e 14 epinikia. Le sue opere, come quelle di Pindaro, furono ampiamente conosciute nel mondo greco per la celebrazione delle vittorie sportive, in particolare quelle che riguardavano le corse di cavalli, una pratica profondamente radicata nella cultura greca.

Il Ruolo della Poesia nelle Vittorie Atetiche

Le vittorie di Gerone ai Giochi Olimpici permisero alla poesia di Pindaro e Bacchilide di diffondersi in tutto il mondo greco. Le corse di cavalli, che riflettevano l’importanza del cavallo nella cultura e nella guerra greca, erano tra gli eventi più celebrati. Bacchilide, ad esempio, scrisse due opere sulla vita di Teseo, l’eroe che secondo la mitologia greca uccise il Minotauro, il mostro metà uomo e metà toro che viveva nel labirinto di Creta.

Conclusione: L’Eredità della Poesia Coregica

La poesia coregica, con il suo stretto legame con le celebrazioni atletiche e religiose dell’antica Grecia, rappresenta un aspetto fondamentale della cultura greca. Pindaro, Simonide e Bacchilide, attraverso la loro opera, non solo immortalarono le imprese degli atleti e dei loro mecenati, ma riuscirono anche a esprimere lo spirito del tempo, celebrando i valori di coraggio, forza e competizione che caratterizzavano la società greca. La loro poesia è giunta fino a noi come testimonianza di una tradizione culturale che ha influenzato profondamente la letteratura occidentale.

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