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Uno dei più duraturi risultati dell’imperatore bizantino Giustiniano I (527–565 d.C.) fu la sua completa raccolta e organizzazione del diritto romano. Giustiniano credeva che la legge fosse fondamentale per la sicurezza dell’impero tanto quanto il potere militare. Il suo impegno nel campo legale (simile al suo sforzo militare) mirava a garantire il potere e l’eredità del suo regno.

Per raggiungere questo obiettivo, Giustiniano nominò una commissione, modificata in più occasioni, composta dai migliori giuristi dell’epoca, tra cui spiccava Triboniano, considerato una delle menti giuridiche più brillanti del periodo. Nel 529, questa commissione completò il suo lavoro, producendo il Codice. Il Codice organizzava secoli di legislazione imperiale, eliminando le leggi obsolete o non più necessarie. Questa raccolta fu successivamente rivista e aggiornata nel 534. Venne quindi distribuita in tutto l’impero, stabilendo che solo le leggi incluse in essa fossero considerate valide nei tribunali imperiali.

Dopo la creazione del Codice, Giustiniano affidò a Triboniano e alla sua commissione l’incarico di compilare, rivedere e organizzare le decisioni giuridiche passate o i commentari sulle leggi esistenti. Questo lavoro, noto come Digesto o Pandette, venne completato nel 533. Diviso in 50 libri, trattava una vasta gamma di argomenti, ordinati per categorie, rendendo il materiale facilmente consultabile. Giustiniano proseguì il suo progetto giuridico incaricando Triboniano della pubblicazione di un manuale ufficiale di diritto, chiamato Istituzioni, destinato alla formazione dei futuri avvocati.

L’opera di Giustiniano non si fermò qui. Egli emanò anche una serie di nuove leggi, conosciute come Novelle (dal latino Novellae Constitutiones), che rappresentavano le normative più recenti introdotte dopo la revisione del Codice. Queste quattro parti – Codice, Digesto, Istituzioni e Novelle – costituirono il Corpus Juris Civilis, ovvero il Corpo di Diritto Civile. Tutti questi testi furono scritti in latino, la lingua ufficiale dell’impero.

L’influenza del Corpus Juris Civilis

Il Corpus Juris Civilis ebbe un impatto profondo sulle procedure legali future. In Oriente, influenzò il diritto bizantino fino al 1453, anno in cui l’Impero Bizantino cadde sotto il controllo dei Turchi Ottomani. Il Corpus giuridico continuò a esercitare la sua influenza anche attraverso un’importante raccolta giuridica greca successiva, conosciuta come Basilika, risalente al IX secolo.

In Occidente, invece, il diritto romano subì una significativa riduzione di importanza con il passaggio alla dominazione germanica durante l’Alto Medioevo. Tuttavia, nell’XI secolo, gli studiosi di diritto dell’Università di Bologna in Italia riscoprirono e rilanciarono lo studio del Corpus di Giustiniano. Questo rinnovato interesse giuridico, nel XII secolo, portò il monaco bolognese Gratiano a creare un’organizzazione sistematica del diritto canonico (le leggi ecclesiastiche) chiamata Decretum.

L’influenza del Corpus non si limitò alla sfera ecclesiastica. Il risveglio degli studi giuridici sull’opera di Giustiniano contribuì anche allo sviluppo del diritto laico nell’Europa occidentale. A partire dal Medioevo, il Codice di Giustiniano influenzò profondamente molteplici sistemi giuridici europei, lasciando un’eredità che si sarebbe estesa per secoli. Ancora oggi, il diritto civile di diversi paesi europei porta i segni di quell’influenza, rendendo il Corpus Juris Civilis una delle basi fondamentali del diritto moderno.

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