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Il Buddismo si diffuse in Cina nei secoli successivi alla morte di Gautama Buddha grazie all’azione di pellegrini, missionari itineranti e fedeli devoti che desideravano portare la fede in terre lontane. I commercianti e i viaggiatori che attraversavano l’India e lo Sri Lanka osservavano e portavano con sé le pratiche buddiste, contribuendo così alla loro diffusione. Le rotte che componevano la Via della Seta furono particolarmente importanti per l’introduzione del Buddismo in Cina, più delle rotte marittime che ebbero maggiore influenza sulla diffusione del Buddismo nel Sud-est asiatico.

Origini del Buddismo in Cina

Il Buddismo fu documentato in Cina già durante la dinastia Han, e secondo una leggenda, l’imperatore Mingdi (57-75 d.C.) ebbe una visione divina che lo spinse a cercare conoscenza sul Buddha dall’India. Da quel momento, monaci e studiosi cinesi vennero inviati periodicamente in India per raccogliere testi e saggezza buddista, da tradurre poi in lingua cinese.

Tuttavia, il Buddismo in Cina subì delle trasformazioni. Spesso i concetti buddisti furono combinati con la filosofia religiosa cinese preesistente, in particolare con il Daoismo (o Taoismo) di Laozi (Lao Tzu), al fine di rendere più comprensibili i nuovi insegnamenti stranieri alla popolazione cinese. Le grandi dimensioni della Cina e la sua diversità culturale portarono inevitabilmente a interpretazioni variate del Buddismo. La maggior parte dei buddisti cinesi non conosceva il Pali o il Sanscrito, le lingue originali dei testi buddisti, il che limitava l’efficacia delle pratiche rituali rispetto a quelle dell’India.

Periodi di Oppressione e Sviluppo di Scuole Distinte

Ci furono periodi in cui il Buddismo fu considerato una religione straniera e quindi represso in Cina, poiché interferiva con le credenze tradizionali cinesi. Durante questi periodi, la comunicazione tra le varie comunità buddiste divenne più difficile, accelerando lo sviluppo di variazioni filosofiche e dando origine a diverse scuole di pensiero buddista.

Scuole di Buddismo in Cina

  1. Tiantai (T’ien T’ai)
    La scuola del Buddismo Tiantai fu fondata sul Monte Tiantai, nel sud-est della Cina, dal monaco Chiyi (Chih-I, 538-597 d.C.), durante la dinastia Sui. Il testo centrale di questa scuola è il Sutra del Loto (Saddharmapundarika-sutra), conosciuto in cinese come Fahua-ching. La scuola Tiantai insegnava che l’esistenza è reale, ma impermanente e insostanziale, e che è necessario seguire il “cammino di mezzo” nella ricerca dell’illuminazione personale. Secondo Chiyi, Sakyamuni conosceva l’intero canone del pensiero buddista al momento della sua illuminazione, ma solo successivamente l’umanità ha potuto comprendere il messaggio nella sua interezza. Il Buddismo Tiantai fu introdotto in Giappone all’inizio del IX secolo dal monaco Saicho, dove prese il nome di Tendai.
  2. Huayan (Hua-yen)
    Il Buddismo Huayan, noto anche come Kegon in Giappone, si basa sul Sutra Avatamsaka, conosciuto come Sutra della Ghirlanda o Sutra della Corona. La scuola Huayan fu sviluppata dal monaco Fazang (Fa-tsang, 643-712 d.C.), che elaborò ulteriormente gli insegnamenti della scuola. La dottrina Huayan sostiene che tutti gli elementi della realtà dipendono l’uno dall’altro e nascono reciprocamente, spontaneamente. Esistono infinite possibilità in ogni momento, permettendo l’emergere di innumerevoli Buddha. La comprensione della realtà e la ricerca dell’illuminazione richiedono un addestramento mentale avanzato e meditazione profonda. Questa scuola perse popolarità durante la dinastia Tang, ma continuò a influenzare il Giappone.
  3. Pure Land (Qingtu, Ching-tu)
    Il Buddismo Terra Pura, noto in cinese come Qingtu, si basa sul Sutra della Terra Pura (Sukhavativyuha-sutra), creato nel nord dell’India nel II secolo d.C. Questo sutra racconta la storia di un monaco che si impegnò a creare una “terra pura” dove tutti potessero vivere felici e in pace. Coloro che praticano il Buddismo Terra Pura seguono una serie di voti per raggiungere l’illuminazione. Particolarmente significativo è il diciottesimo voto, che afferma che pronunciare il nome del Buddha al momento della morte è sufficiente per garantire la rinascita nella Terra Pura. Questa forma di Buddismo divenne molto popolare perché offriva alle persone comuni la possibilità di aspirare all’illuminazione durante la propria vita.
  4. Zan (Ch’an)
    Il Buddismo Zan, noto anche come Zen in Giappone, pone l’accento sulla meditazione nella ricerca dell’illuminazione. Fu introdotto in Cina dal monaco indiano Bodhidharma nel 520 d.C. Questa scuola si basa sulla convinzione che tutti gli esseri viventi possiedano un aspetto del Buddha all’interno di sé, e che sia possibile, attraverso la meditazione, realizzare questa esistenza interiore e raggiungere l’illuminazione. Dopo la morte del quinto patriarca della scuola Zan, ci fu una divisione tra il ramo settentrionale e quello meridionale, con il ramo meridionale che, sotto la guida di Huineng, sosteneva che l’illuminazione potesse essere raggiunta rapidamente.

Conclusioni

Il Buddismo in Cina ha subito varie trasformazioni e adattamenti, spesso integrando concetti preesistenti come il Daoismo. Queste trasformazioni hanno portato alla nascita di scuole distinte, come Tiantai, Huayan, Pure Land e Zan, ciascuna delle quali ha influenzato profondamente la religione e la cultura cinesi. Attraverso la meditazione, l’addestramento mentale e l’aspirazione a una rinascita nella Terra Pura, il Buddismo ha offerto un percorso spirituale a milioni di persone in Cina e in altre parti dell’Asia.

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