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Dopo la morte di Gautama Buddha (483 a.C.), monaci e studiosi devoti alla pratica degli insegnamenti del Buddha si riunirono in più occasioni a concili formali. Questi incontri furono cruciali per stabilire il canone del pensiero buddista, concordare le regole della vita monastica e discutere questioni di dogma e ideologia. Sebbene il numero esatto, la localizzazione e l’importanza dei concili siano stati oggetto di dibattito, è generalmente accettato che ci furono tre concili iniziali di particolare rilevanza storica.

Il Primo Concilio

Il Primo Concilio Buddista si tenne poco dopo la morte del Buddha, e fu frequentato da circa 500 arahant, monaci che avevano raggiunto il nirvana, il percorso verso l’illuminazione. L’obiettivo del concilio era quello di organizzare e sistematizzare gli insegnamenti del Buddha. Il concilio si svolse a Rajagaha, nell’odierno stato indiano del Bihar. Tra i partecipanti più illustri vi era Ananda, che aveva servito il Buddha come compagno e assistente per trent’anni.

Ananda è noto per aver recitato non solo ogni parola che aveva ascoltato dal Buddha, ma anche il contesto e le circostanze in cui questi insegnamenti erano stati pronunciati. Gli altri monaci presenti confermarono le sue affermazioni, dove possibile. Le principali realizzazioni del primo concilio furono la raccolta dei sutra, aforismi che sistematizzavano gli insegnamenti del Buddha, sotto la supervisione di Ananda, e la compilazione dei vinaya, le regole che dovevano essere seguite dal sangha (la comunità monastica), sotto la guida dell’anziano Upali.

In questo concilio fu stabilito il Tripitaka (le Tre Ceste), una struttura che categorizzava gli insegnamenti del Buddha in tre aree principali: i discorsi (Sutra Pitaka), la disciplina monastica (Vinaya Pitaka) e le espressioni di conoscenza superiore (Abhidhamma Pitaka). Il Tripitaka continua a essere utilizzato oggi come fondamento degli insegnamenti buddisti.

Il Secondo Concilio

Il Secondo Concilio Buddista si tenne circa 100 anni dopo la morte del Buddha, a Vaisali, anch’essa situata nell’odierno Bihar. Fu convocato per risolvere un conflitto ideologico all’interno del sangha, ma tale conflitto non fu risolto completamente e portò alla creazione delle due principali scuole di pensiero buddista: il Mahayana e il Theravada.

Il dibattito verteva su dieci regole (vinaya) che i monaci erano obbligati a seguire. Tra queste regole vi erano questioni come il consumo di latte acido dopo il pasto di mezzogiorno, l’uso di tappeti di dimensioni inappropriate, l’accettazione di oro e argento come elemosina e la conservazione del sale. La discussione riguardava due interpretazioni delle vinaya: una più rigorosa e l’altra più flessibile. Si ritiene che i monaci di Vaisali seguissero una pratica più rilassata, che fu giudicata illegittima durante il concilio. In risposta, la fazione di Vaisali creò una propria scuola.

Tuttavia, questa spiegazione non prende in considerazione i problemi di dogma più profondi che probabilmente sottostavano al conflitto. La divisione tra il Theravada e il Mahayana si basava su differenze ideologiche più ampie che non riguardavano semplicemente le regole monastiche. Alcuni resoconti cinesi affermano che il dibattito fosse incentrato sulla natura dell’arahant e sul suo rapporto con l’universo fisico.

Sebbene non ci sia unanimità sulla natura esatta dei dibattiti che ebbero luogo, è chiaro che dopo il secondo concilio, i buddisti si divisero in numerosi settori, rendendo impossibile mantenere un’unità tra di loro. Non vi era più accordo sugli insegnamenti del Buddha né sull’ordine in cui dovevano essere recitati.

Il Terzo Concilio

Il Terzo Concilio Buddista fu convocato sotto il patrocinio del grande re buddista Ashoka (Asoka) a Pataliputra, l’odierna Patna, intorno al 247 a.C. Lo scopo del concilio era risolvere le differenze tra le numerose sette buddiste che erano fiorite dopo il secondo concilio.

Il concilio portò alla creazione del Kathavatthu, che divenne il quinto libro dell’Abhidhamma Pitaka. Fu anche dichiarato che la dottrina approvata dal re, nota come Vibhajjavada, era appropriata per i monaci che cercavano nuovi convertiti. Questa dottrina seguiva la scuola di pensiero Theravadin.

Uno degli aspetti più importanti del terzo concilio fu l’invio di monaci missionari per diffondere la religione buddista, un’iniziativa promossa dal re Ashoka stesso. Questo evento fu di fondamentale importanza per la diffusione del buddismo, poiché portò il Dharma (gli insegnamenti del Buddha) in molte terre lontane, compreso il sud-est asiatico.

Conclusione

I concili buddisti rappresentarono un tentativo di risolvere le diverse interpretazioni del dogma attraverso il dialogo e la discussione, piuttosto che con la violenza. In gran parte, questi concili furono efficaci nel mantenere una certa unità all’interno del sangha. Durante i concili, i monaci si concentrarono sul recitare in comune il canone che condividevano, cercando di focalizzarsi su ciò che li univa piuttosto che sulle differenze.

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