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L’impero persiano raggiunse il suo massimo splendore sotto Dario I, ma sotto il regno dei tre imperatori della dinastia degli Artaserse iniziò il declino, che culminò con le conquiste di Alessandro Magno nel 330 a.C. Artaserse I, terzo figlio di Serse I, salì al trono nel 465 a.C., dopo l’assassinio del padre e del fratello Dario, che era il legittimo erede. Secondo lo storico ebreo Giuseppe Flavio, Artaserse si chiamava originariamente Ciro, mentre Plutarco, storico romano del I secolo a.C., aggiunge che era soprannominato “longimano” per la lunghezza sproporzionata del suo braccio destro.

Artaserse I: Il Regno e le Relazioni con Israele

La Bibbia menziona esplicitamente Artaserse in vari contesti, incluso il libro di Esdra (4:7), in riferimento a una lettera scritta dai nemici dei Giudei in Samaria. Durante il suo regno, Artaserse fu il sovrano che concesse a figure come Esdra e Neemia il permesso di tornare in Giudea. Esdra chiese l’autorizzazione nel 458 a.C. per portare un gruppo di esiliati e ristabilire il culto a Gerusalemme, mentre Neemia ottenne il permesso di ricostruire le mura della città (Neemia 2:1).

Dal punto di vista amministrativo, Artaserse mantenne gran parte delle politiche di suo padre Serse, ma sotto il suo governo l’impero mostrava segni di indebolimento. Uno dei problemi principali era l’eccessiva tassazione, che portò a disordini nelle satrapie, ovvero le province dell’impero. Nel 460 a.C., l’Egitto si ribellò e riuscì temporaneamente a cacciare i persiani con l’aiuto di Atene, che inviò una flotta in sostegno degli egiziani ribelli. Durante questo periodo turbolento, Esdra probabilmente presentò la sua richiesta per ristabilire il culto a Gerusalemme, e la risposta favorevole di Artaserse potrebbe essere spiegata dal desiderio del sovrano di mantenere fedeli alcune delle popolazioni, come i Giudei di Babilonia.

Mentre l’Egitto era in rivolta, Artaserse cercò di contrastare Atene finanziando i loro rivali spartani. Questa mossa si rivelò vincente: Atene fu sconfitta nella battaglia di Tanagra (457 a.C.) e successivamente l’esercito persiano sotto il generale Megabizo riconquistò l’Egitto dopo un lungo assedio. Nel 449 a.C., venne firmata la pace di Callia, che sanciva un equilibrio tra Atene e la Persia, lasciando le città greche dell’Asia Minore sotto il controllo persiano.

La Ribellione di Megabizo e la Morte di Artaserse I

Poco dopo la pace, Megabizo, stanco del servizio militare, si ritirò nella satrapia governata, ossia la regione tra Israele e la Siria, e lì guidò una ribellione contro l’impero persiano. Anche se la rivolta fu sedata, fu un segnale dei crescenti problemi interni all’impero. Quando nel 431 a.C. scoppiò la guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta, Artaserse decise di non interferire, adottando una politica di neutralità. Morì di cause naturali alla fine del 424 a.C.

Artaserse II: Conflitti Interni e Debolezza dell’Impero

Artaserse II, nipote di Artaserse I, salì al trono nel 404 a.C. dopo la morte del padre Dario II. Tuttavia, nel 403 a.C., suo fratello minore Ciro il Giovane tentò di usurpare il trono. Ciro radunò un esercito, compresi 10.000 mercenari greci, e marciò contro il fratello. Nonostante un iniziale successo nella battaglia di Cunassa (401 a.C.), Ciro morì in battaglia, lasciando la vittoria a Artaserse II. Nonostante ciò, i mercenari greci riuscirono a ritirarsi senza essere ostacolati, in un’epica marcia di mille miglia verso casa, un evento che simboleggiava la debolezza interna dell’impero persiano.

Nel 396 a.C., Sparta dichiarò una nuova guerra per riprendere il controllo delle città greche in Asia Minore. Artaserse, consapevole della debolezza militare persiana, usò la ricchezza dell’impero per comprare l’alleanza con Atene, riuscendo così a contrastare la minaccia spartana. Questo portò alla Pace di Antalcida (387-386 a.C.), che costrinse Sparta a rinunciare al controllo delle città greche dell’Asia Minore.

L’indipendenza dell’Egitto, che si era ribellato nel 405 a.C., rimase una spina nel fianco dell’impero per gran parte del regno di Artaserse II. Quando, nel 374 a.C., Artaserse tentò di riconquistare l’Egitto, fallì, confermando l’impressione di un impero in declino. Tuttavia, nel 360 a.C., con la morte del faraone egiziano alleato dei ribelli, Artaserse riuscì a ristabilire il controllo su alcune delle province occidentali grazie a un accordo di pace con i ribelli locali.

Artaserse III: Il Ritorno della Violenza e la Fine dell’Impero

Nel 358 a.C., dopo la morte di Artaserse II, suo figlio Ochus salì al trono con il nome di Artaserse III. Ochus aveva una reputazione brutale, essendosi guadagnato il titolo di uno dei re più sanguinari della dinastia achemenide. Poco dopo la sua ascesa, fece uccidere tutti i suoi parenti, senza distinzione di sesso o età. Malgrado la sua crudeltà, le rivolte continuarono a scuotere l’impero.

Un nuovo tentativo di riconquistare l’Egitto nel 351 a.C. fallì, incoraggiando ulteriori ribellioni. Con l’avanzata di Filippo di Macedonia, il regno persiano si trovò in difficoltà. Nel 338 a.C., Filippo prese il controllo della Grecia, segnando l’inizio della fine per la Persia. La morte di Ochus fu ordinata dal potente eunuco Bagoa, che pose sul trono Arses, uno dei figli minori di Ochus. Quando Arses cercò di eliminare Bagoa, fu ucciso, e al trono salì Dario III, che sarebbe stato l’ultimo re persiano, caduto sotto i colpi di Alessandro Magno nel 330 a.C.

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