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Il termine apocalitticismo ha subito molte variazioni di interpretazione e uso nel corso della ricerca accademica su questi temi. I vari termini associati a questo concetto possiedono sfumature sottili. Il termine specifico “apocalitticismo” e le molte forme ad esso correlate derivano dalla prima parola greca del libro dell’Apocalisse, “apokalypsis”, che significa “rivelazione”. Il sostantivo apocalisse si riferisce al testo rivelatorio stesso. La visione del mondo che emerge all’interno di un’apocalisse e le ipotesi su questioni riguardanti i “tempi finali” sono definite come escatologia apocalittica. Il termine apocalitticismo si riferisce invece al contesto storico e sociale di questa visione del mondo. Quando gli studiosi parlano di apocalittico, generalmente distinguono tra la visione del mondo antica e il corpo letterario associato a essa.

L’apocalitticismo rappresenta una visione del mondo che ha dato origine a una vasta produzione letteraria, generalmente databile dall’epoca dell’esilio babilonese fino alle persecuzioni romane. Gli elementi caratteristici di questa letteratura includono una rivelazione di segreti celesti concessa a un intermediario privilegiato e la periodizzazione della storia. Questi testi, grazie alla loro prospettiva escatologica, rafforzano l’aspettativa che l’epoca dell’autore giungerà presto alla sua fine. Tale escatologia apocalittica riflette spesso un contesto storico di crisi e sofferenze estreme.

Apocalitticismo e contesto storico

Gli studiosi che si occupano di apocalitticismo ebraico e cristiano sanno che gran parte della letteratura apocalittica ebraica è sopravvissuta grazie all’appropriazione da parte delle prime comunità cristiane. Questo accadde perché, dopo la distruzione del Secondo Tempio, l’apocalitticismo ebraico e la letteratura associata furono generalmente visti in modo sfavorevole dalle forme successive di giudaismo rabbinico. La mancanza di un solido quadro interpretativo ebraico per questi testi ha creato difficoltà agli studiosi nell’individuare le precise origini e influenze di questo fenomeno. Molte domande storiche sul contesto sociale e sull’uso di questi scritti apocalittici all’interno delle comunità ebraiche rimangono ancora poco chiare e principalmente teoriche.

È certo, tuttavia, che le comunità cristiane furono responsabili della preservazione e trasmissione di questi testi, appropriandosi della visione del mondo e delle forme letterarie dell’apocalitticismo ebraico. Gli studiosi hanno a lungo cercato di identificare le origini dell’apocalitticismo ebraico, ma senza giungere a un consenso definitivo. Molti hanno ipotizzato che l’escatologia apocalittica ebraica sia cresciuta dalle forme profetiche precedenti, mentre altri hanno proposto un’influenza del Vicino Oriente, in particolare da tradizioni mesopotamiche.

Influenze esterne e similitudini

Sebbene non esistano apocalissi mesopotamiche, esistono alcune somiglianze tra le tradizioni mesopotamiche e quelle ebraiche. Tra queste troviamo l’enfasi sull’interpretazione di segni misteriosi e sulla predestinazione, oltre ai motivi dei viaggi ultraterreni e dei sogni, presenti in entrambe le tradizioni. Altri studiosi hanno individuato un’influenza persiana sull’apocalitticismo ebraico. In entrambe le tradizioni, persiana ed ebraica, sono presenti il conflitto tra luce e oscurità (bene e male) e la periodizzazione della storia. Tuttavia, è difficile identificare con precisione i legami tra queste tradizioni, poiché elementi comuni come i viaggi ultraterreni e le visioni rivelatorie divennero caratteristiche diffuse anche nel mondo greco-romano.

Il genere letterario

Gli studiosi distinguono spesso tra il fenomeno generale dell’apocalitticismo e il genere letterario dell’apocalisse. Un gruppo di studiosi, guidato da J. J. Collins, ha proposto nel 1979 una definizione frequentemente citata del genere apocalittico: “L’apocalisse è un genere di letteratura rivelatoria con una struttura narrativa, in cui una rivelazione è mediata da un essere ultraterreno a un destinatario umano, rivelando una realtà trascendente sia temporale, in quanto prevede la salvezza escatologica, sia spaziale, in quanto implica un altro mondo soprannaturale”.

I testi associati all’apocalitticismo sono caratterizzati dalla convinzione che la salvezza da un mondo ostile dipenda dalla rivelazione di segreti divini. Il libro di Daniele è l’unico esempio di apocalisse presente nella Bibbia ebraica, mentre altri esempi ben noti includono gli scritti di Enoch e i Giubilei, così come testi come 4 Ezra, 2 Baruch e l’Apocalisse di Abramo. Alcuni manoscritti trovati a Qumran e nei Rotoli del Mar Morto presentano una visione del mondo apocalittica, anche se non rientrano esattamente nel genere letterario dell’apocalisse.

L’apocalisse nel cristianesimo

Nel Nuovo Testamento, l’ultimo libro, l’Apocalisse di Giovanni, è un classico esempio di apocalisse cristiana. Questo testo, non subito accettato come canonico in Oriente, riporta le visioni di Giovanni durante il suo esilio sull’isola di Patmos e ha avuto una grande influenza sulle comunità cristiane. Il linguaggio simbolico, la presunzione di una battaglia catastrofica e la rivelazione di segreti celesti a un intermediario privilegiato ne fanno un esempio emblematico del genere. Altre apocalissi cristiane al di fuori della Bibbia includono l’Ascensione di Isaia e l’Apocalisse di Paolo.

Conclusione

L’apocalitticismo ha radici profonde sia nella tradizione ebraica che cristiana, e le sue influenze derivano da molte tradizioni del Vicino Oriente e del mondo greco-romano. La letteratura apocalittica, con la sua enfasi su rivelazioni ultraterrene e salvezza escatologica, ha giocato un ruolo cruciale nello sviluppo del pensiero religioso di entrambe queste tradizioni, lasciando un segno profondo nella teologia e nella letteratura successiva.

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